Quando è possibile bloccare una vendita “sospetta”? azione revocatoria
La questione giuridica: atti anteriori e tutela del credito
Il cuore del problema giuridico riguarda l’azione revocatoria ex art. 2901 c.c. e la sua applicabilità anche ad atti di disposizione patrimoniale compiuti prima del sorgere del credito. Su questo tema, la giurisprudenza di legittimità era divisa.
I due orientamenti a confronto
L’orientamento maggioritario (dolo specifico richiesto)
Secondo l’impostazione prevalente, nel caso di atti anteriori al credito, non basta che il debitore fosse consapevole del possibile pregiudizio arrecato al creditore. Occorreva invece la prova di una dolosa preordinazione dell’atto: l’atto doveva essere finalizzato a compromettere il soddisfacimento del credito futuro, ossia frutto di un disegno fraudolento mirato. In più, per gli atti a titolo oneroso, era richiesta anche la partecipazione del terzo, che doveva conoscere l’intento fraudolento del debitore.
Questo orientamento è stato sostenuto, tra le altre, da:
- Cass., Sez. III, 7/06/2023, n. 16092
- Cass., Sez. I, 5/07/2013, n. 16825
- Cass., Sez. I, 27/02/1985, n. 1716
L’orientamento minoritario (dolo generico sufficiente)
Una linea giurisprudenziale più recente ha invece ritenuto sufficiente la mera consapevolezza del pregiudizio: anche nel caso di atto anteriore, il debitore doveva solo prevedere che l’atto potesse arrecare danno alle ragioni del creditore, senza necessità di una specifica preordinazione. Si richiedeva, in sostanza, un dolo generico, assimilabile a quello previsto per gli atti posteriori.
A sostegno di questa tesi si sono espressi:
- Cass., Sez. III, 4/09/2023, n. 25687
- Cass., Sez. III, 27/02/2023, n. 5812
- Cass., Sez. III, 15/10/2010, n. 21338
- Cass., Sez. III, 23/09/2004, n. 19131
LA SOLUZIONE DELLE SEZIONI UNITE (Cass. n. 1898/2025)
Le Sezioni Unite hanno scelto di confermare l’orientamento più rigoroso, stabilendo che, quando l’atto dispositivo è anteriore al credito, per configurare il consilium fraudis non basta la mera consapevolezza del pregiudizio, ma è necessario:
- che il debitore abbia agito con dolo specifico, cioè con l’intenzione di disfarsi dei beni in funzione dell’assunzione del debito;
- che, trattandosi di atto a titolo oneroso, il terzo fosse consapevole dell’intento fraudolento.
“Non è sufficiente la mera consapevolezza, da parte del debitore, del pregiudizio […] ma è necessario che l’atto sia stato posto in essere dal debitore in funzione del sorgere dell’obbligazione, al fine d’impedire o rendere più difficile l’azione esecutiva.” (Cass. S.U. 1898/2025)
Le ragioni della scelta restrittiva
Le Sezioni Unite fondano la loro conclusione su:
- una lettura letterale dell’art. 2901 c.c., che distingue tra dolo generico (“conoscenza del pregiudizio”) per gli atti posteriori e “dolosa preordinazione” per quelli anteriori;
- una valutazione sistematica, che evidenzia il carattere eccezionale della revocatoria su atti anteriori come deroga al principio di responsabilità patrimoniale ex art. 2740 c.c.;
- l’esigenza di tutelare l’affidamento dei terzi e la certezza dei traffici giuridici.
La Corte sottolinea che il creditore, al momento della nascita dell’obbligazione, può valutare l’attuale consistenza del patrimonio del debitore, mentre non è ragionevole colpire retroattivamente atti che non erano strumentali alla lesione del credito.
Conclusione: cosa cambia per creditori e debitori
La Cassazione chiarisce che solo atti fraudolenti e dolosamente preordinati in vista di debiti futuri possono essere revocati. Non è sufficiente che l’atto renda più difficile la soddisfazione del credito: serve un vero disegno premeditato di spossessamento, noto anche al terzo acquirente.
Questo orientamento ridimensiona le possibilità di azione dei creditori, ma al contempo rafforza la certezza del diritto e la sicurezza dei traffici giuridici, stabilendo un equilibrio tra le esigenze di tutela del credito e quelle di protezione dell’affidamento dei terzi.
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