CONSENSO INFORMATO: QUANDO LA FIRMA NON BASTA – SENTENZA TRIB RIMINI n. 218/2025

Il caso

Il Tribunale di Rimini, con una recente sentenza del 2025, ha condannato una struttura sanitaria pur in assenza di errori tecnici nell’intervento chirurgico.
La ragione? L’assenza di un consenso informato adeguato.

Il paziente non era stato messo in grado di comprendere appieno:

  • i rischi reali dell’intervento,

  • le possibili complicanze,

  • le alternative terapeutiche praticabili.

In cartella era presente un modulo prestampato e generico, privo di riferimenti personalizzati al caso clinico concreto.

Il principio affermato

La sentenza ribadisce un concetto già consolidato dalla Cassazione:
il consenso informato non è una mera formalità burocratica, ma un diritto fondamentale del paziente, strettamente collegato all’autodeterminazione e alla dignità personale.

Pertanto:

  • non basta la firma sul modulo: serve un vero e proprio dialogo informativo, documentato in modo trasparente;

  • la mancanza di consenso adeguato integra di per sé un danno risarcibile, anche se l’atto medico è stato eseguito correttamente.

Le conseguenze pratiche

Questa pronuncia ha un impatto rilevante soprattutto per le cliniche private e i direttori sanitari, che sono chiamati a vigilare sulla qualità dei protocolli interni:

  1. Rischio di contenziosi autonomi: la struttura può essere condannata anche senza errori medici, solo per deficit informativo.

  2. Danno reputazionale: una condanna per mancato consenso informato intacca la credibilità della clinica agli occhi dei pazienti.

  3. Onere organizzativo: i direttori sanitari devono predisporre procedure che garantiscano colloqui chiari, modulistica personalizzata e annotazioni in cartella.

Oltre la firma: il consenso come dialogo

Questa sentenza di Rimini conferma che il modulo standard non è sufficiente:

  • il consenso deve essere specifico, personalizzato, tracciato;

  • il paziente deve essere messo nelle condizioni di comprendere e di fare una scelta consapevole.

È un cambio di prospettiva: dalla firma “meccanica” al processo comunicativo documentato.

Cosa possono fare cliniche e direttori sanitari

Per ridurre il rischio di condanne analoghe, le strutture dovrebbero:

  • aggiornare periodicamente i moduli di consenso, adattandoli ai singoli casi;

  • formare i medici sulla comunicazione clinico-legale;

  • introdurre sistemi digitali che registrino il dialogo medico-paziente;

  • nominare referenti interni per la verifica dei protocolli.

Conclusione

La sentenza di Rimini 2025 segna un punto fermo:
il consenso informato è il cuore del rapporto medico-paziente.
Non un pezzo di carta da firmare, ma un percorso di fiducia, chiarezza e responsabilità condivisa.

Cliniche e direttori sanitari che investono sulla qualità del consenso non solo evitano contenziosi, ma rafforzano il legame con i propri pazienti, tutelando reputazione e sicurezza legale.

Cosa ne pensi di questa sentenza? Medici, direttori sanitari: vi è mai capitato di affrontare un caso dove il problema non era l’errore medico, ma la mancanza di consenso informato? Condividiamo esperienze e riflessioni nei commenti.


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