infezioni ospedaliere

Infezioni ospedaliere e responsabilità sanitaria: le novità

Con la sentenza n. 6386 del 3 marzo 2023, la Suprema Corte ha introdotto importanti novità in tema di infezioni ospedaliere, ridefinendo gli oneri probatori gravanti sulla struttura sanitaria.

Il caso: responsabilità della struttura sanitaria per infezione nosocomiale

La vicenda trae origine dalla richiesta di risarcimento avanzata dai congiunti di una paziente deceduta a seguito di un’infezione contratta durante un ricovero ospedaliero per un intervento oculistico di routine. Dopo una caduta accidentale all’interno della struttura, la donna sviluppava un’infezione da stafilococco aureo che non veniva prontamente trattata, portando al suo decesso.

Il Tribunale di Milano e la Corte d’Appello avevano rigettato le domande risarcitorie, ritenendo che non fosse provato con certezza il nesso causale tra la condotta negligente della struttura sanitaria e la morte della paziente.

Il principio del “più probabile che non” e l’errore della Corte d’Appello

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei familiari, sottolineando che la Corte d’Appello aveva errato nell’utilizzare il criterio della “certezza” invece del principio civilistico del “più probabile che non”. Secondo tale principio, ai fini della responsabilità civile, è sufficiente dimostrare che, con un comportamento diligente da parte della struttura sanitaria, l’evento lesivo sarebbe stato evitato con maggiore probabilità.

L’onere probatorio della struttura sanitaria in caso di infezioni nosocomiali

La sentenza riprende il principio già affermato dalla Cassazione (sentenza n. 4864/2021), secondo cui, una volta provato dal paziente il nesso eziologico tra il danno subito e l’attività sanitaria, spetta alla struttura dimostrare:

  • di aver adottato tutte le cautele previste dalle normative e dalle leges artis;
  • di aver applicato protocolli specifici di prevenzione;
  • che l’infezione sia derivata da una causa imprevedibile e inevitabile.
Le misure di prevenzione che la struttura deve dimostrare di aver adottato

La Corte di Cassazione ha fornito un elenco dettagliato delle misure preventive che le strutture sanitarie devono attuare e provare in giudizio, tra cui:

  1. protocolli di disinfezione e sterilizzazione;
  2. gestione e smaltimento dei rifiuti e della biancheria ospedaliera;
  3. controllo della qualità dell’aria e degli impianti di condizionamento;
  4. sistemi di sorveglianza microbiologica;
  5. gestione degli accessi ai reparti e profilassi vaccinale del personale;
  6. verifica periodica del rispetto delle norme di igiene e sicurezza.
Ruoli e responsabilità nella prevenzione delle infezioni ospedaliere

La sentenza specifica inoltre le figure professionali responsabili dell’attuazione delle misure di prevenzione:

  • Il dirigente apicale deve stabilire le regole cautelari e supervisionare la loro applicazione;
  • Il direttore sanitario deve organizzare e vigilare sugli aspetti igienico-sanitari;
  • Il primario deve assicurarsi che i protocolli siano seguiti all’interno del reparto;
  • Il medico legale in sede di CTU deve valutare l’adeguatezza delle misure adottate.
Conclusioni

Questa sentenza segna un punto di svolta nella giurisprudenza sulle infezioni ospedaliere, ribadendo che la struttura sanitaria ha l’onere di dimostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per prevenire il contagio. Inoltre, afferma con chiarezza che il nesso causale in ambito civile deve essere valutato secondo il criterio del “più probabile che non” e non sulla base della certezza assoluta.

Ciò rafforza la tutela dei pazienti e dei loro familiari, garantendo che la responsabilità sanitaria venga valutata con criteri conformi alla realtà dei casi concreti.


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